Echoes
(White Label Music 2011)

Katodik - November 7th 2012
Trio strumentale dedito alla sperimentazione jazz/elettronica, composto da Valerio Zucca Paul ai sintetizzatori, Fabrizio Bazzoni al sassofono e Danilo Corgnati alla chitarra, i 3EEM ci propongono un piattino di sette pezzi composti da un misto di elettronica, minimali riff di chitarra e sassofono come se piovesse.
A metˆ tra Soft Machine e Aphex Twin, Echoes non certo un lavoro di "pronta beva", necessita piuttosto di particolare attenzione da parte dell'ascoltatore, pena il ritrovarsi a constatare una certa noia. Di concessioni melodiche i nostri ne fanno davvero poche, eccettuato qualche inserimento trip-hop qui e l“, come nell'iniziale Zampa.
Il linguaggio dei 3EEM duro, e loro ne guadagnano sicuramente in quanto a pura credibilitˆ strumentale, lasciando all'ascoltatore l'arduo compito di decifrare e memorizzare ogni passaggio. Insomma... per usare una mia vecchia battuta, non mi resta che augurarvi un gallianesco buon lavoro!
(Damiano Gerli)


Frequencies - May 2012
I 3EEM sono appunto tre ragazzi italiani che fanno musica insieme dal 2003, sperimentando combinazioni elettro-acustiche.
Echoes potrebbe essere classificato come techno free jazz con il sax di Fabrizio Bazzoni costantemente scartavetrato dalle chitarre e dalle macchine di Velerio Zucca Paul e Danilo Corgnati.
Le pesanti tessiture soniche danno vita ad uno scenario cyber apocalittico in cui a dominare sono i droni, la cui marcia è scandita da una drum machine. Musica per chi non ha paura del domani.


Rockerilla - April 2012
Composto e registrato durante il 2011, Echoes è il quarto capitolo in studio del trio piemontese 3EEM, che si avvia a compiere il decimo anno di attività fra pochi mesi. Un bel traguardo per Valerio Zucca Paul, Fabrizio Bazzoni e Danilo Corgnati, più interessati a costruire un proprio percorso musicale che a cercare a tutti i costi il successo commerciale attraverso formule di comodo. Se il precedente Third Segment rappresentava la sintesi stilistica della band, a metà tra l’ambient dub e l’improvvisazione jazzistica, Echoes, senza apportare grandi novità, è l’enfatizzazione di un sound ormai caratteristico, costruito disco dopo disco, nella ricerca di un giusto equilibrio tra la performance live e la sua elaborazione elettronica.
(Daniele Follero)


SodaPop - 16 Gennaio 2012
Di nuovo i 3eem, chi l’avrebbe mai detto? Onestamente disperavamo di ascoltare un seguito a Third Segment, vista l’assenza dalle scene e alcune voci che ci erano giunte, invece eccoli con questo nuovo Echoes, tornare ad accasarsi presso l’inglese White Label Music, che già aveva prodotto il secondo album. E quanto mai inglese è l’iniziale Zampa, ritmi e voci femminile di ascendenza trip-hop, anche se è il marchio di fabbrica del gruppo, la commistione chitarra elettrica-elettronica e il sax, che svaria su tutto il fronte d’attacco. Ma anche se nel lavoro ritroviamo la melodia che da sempre caratterizza le composizioni del gruppo, c’è una maggior pesantezza, quasi cupezza, memore di certe cose della Kranky meno accomodante. Già nel disco precedente avevamo notato l’inizio di una migrazione verso lidi meno sicuri, ora la mutazione è completa, sebbene non lungo le direttrici che allora immaginavamo. Se al tempo di Third Segment parlavamo di atmosfere urbane e cinematiche che andavano scemando, qui sparisce del tutto l’aria da soundtrack poliziesco, per condurci in una periferia buia, minacciosa, col sax sempre nervoso, sul chi va là, i battiti lenti e pesanti come presse e il rumore che spesso prevale senza rinunciare a quelle sfumature melodiche che sono un po’ la cifra stilistica dei 3eem. Insomma, per restare in campo cinematografico, siamo più verso 1999: Fuga Da New York che non Le Strade Di San Francisco. Echoes è disco inaspettatamente privo delle morbidezze che caratterizzavano i predecessori, ma che convince, ancor più di quelli, per la compattezza e l’assenza di cedimenti. Il dub, il kraut, il trip-hop, sono asserviti al linguaggio del trio, consegnandoci l’opera più compiuta della loro discografia.
(Emiliano Zanotti)


Third Segment
(Chew-Z 2009)

Ritual Magazine - 2 Settembre 2010
Laddove il digitale e l’organico si coniugano al suono.
Dopo ‘Essence Of 3eem’ (2005) e ‘Matilda’ (2007), i 3eem giungono alla terza pubblicazione e io mi trovo a riflettere circa il fatto che, ogni volta, rimango positivamente sorpreso di come i loro dischi funzionino dannatamente bene all’atto dell’ascolto! Ogni brano, pur se geneticamente portato a mutare e traslare coordinate musicali rispetto agli altri che lo accompagnano (ed è ciò che accade ai cinque pezzi di ‘Third Segment’), possiede sempre una precisa identità, che tratteggia la forma compiuta (identikit se preferite) del gruppo. Nello specifico le composizioni si manifestano quali perfette soundtrack per momenti di estasi sonora notturna e metamorfosi di immagini fattesi note, tra tessiture elettroniche contaminate, un sax alieno, trame di chitarra che vagano nel vuoto alla ricerca di una meta definita, ritmiche che non concedono punti di riferimento e ambientazioni suburbane.
Coinvolgente e descrittivo.
(Roberto Michieletto)


komakino - 4 Agosto 2010
3eem are a three-piece from Ivrea, - northern Italy, featuring Danilo Corgnati, previously from Isobel, old-school emo punk band we still love downhere. But, actually, this is a different sound-field. And although 3eem are active since 2003, - this is Their first record I got, - a sound-box drawing lines through a sequence of points of convergence of electronic music (the digitally processed side) and analogic fugues of electric guitars, sax and live drums.
A track like Slowmotion may let You guess a connection with that blend of dub tempos and trascendental inst rumental ambients à la Seefeel, - but, besides the fact here there is no an ethereal component, - there is a tenor saxophone to change course: - it's still everything very atmospheric, but it goes through a more gelid sensorial speculation, - where jungle/trip-hop music is sedated to be shaped into psychedelia.
In Concreti, saxophone and guitar duet in a very rarefied room of scores and glitches, - Free Karma Food is again written on a spacey plan, now more kraut, - with a distorted guitar solo turning into sax and viceversa, a vacillating hypnosis, actually. Oaxaca and Supergatto are slightly more aggressive, looking for a logic tension dishing out in free-jazz overtures.
Maybe too cold to be memorable, - said that, it's wisely and finely crafted.
Paolo


www.sandszine.it - Agosto 2010
Ve li ricordate i 3EEM? Io sì, eccome, li avevo scoperti all'epoca del loro debutto su Small Voices, avevo comprato il loro cd da Alessandro Cartolari degli Anatrofobia che mi raccontava di come uno di loro avesse inciso per una sussidiaria della Staalplaat in tempi non sospetti. Li avevo seguiti nelle varie fasi dalle net release inglesi, fino ad arrivare a questo nuovo cdr extralusso che allo stesso tempo è una net-release siglata per la Chewz. Si tratta di un gruppo fine e di gran gusto in ogni sua fase, con delle caratteristiche particolari a partire dalla strumentazione base chitarra-sax-elettronica, membri di Isobel, Ulna e quel Valerio Zucca che come Abstract Q firmava cdr in stile Warp per la Bake records, se vi pare poco. Se in altri dischi, in alcuni episodi li avevo trovati meno riusciti degli esordi, sono più che mai convinto che con questo nuovo lavoro siano ritornati ai massimi livelli, non a caso da voci di corridoio so che questo doveva essere lo stesso disco che era in lizza per uscire su quella Karlrecords che aveva dato alla luce diversi lavori di Laswell, String of Consciousness. A differenza degli albori i canavesani sono andati lavorando molto di più sulla struttura e sull'idea di pezzo, l'elettronica di Zucca si è andata svuotando di quei tratti magmatici che contraddistinguevano la prima release, la chitarra pur rimanendo molto "post-rock" dialoga maggiormente con il sassofono e va mimetizzandosi sullo sfondo e Bazzoni si alterna fra chitarre quasi shoegaze tenute indietro all'interno del mix (come il dogma del genere menzionato propone per contraddistinguerle) e un sax jazz-lounge che mi ricorda dei vecchi lavori elettro-jazz dei Novanta. Vecchio stampo? Non esattamente, anche se di sicuro si tratta di un ibrido con forti venature vintage e non parlo solo delle rifiniture di sax, ma anche del gusto wave nelle melodie, ma con che stile! Ci sono dei passaggi sui livelli di alcuni dei migliori spot televisivi di liquori o di alta moda e forse chi è abbastanza vecchio per ricordarsi quello di cui parlo capirà che intendo. La produzione è perfetta: digitale, compressa per quel che riguarda il profilo ritmico ed elettronico del lavoro ma non per questo fredda, infatti il calore delle chitarre e del sax sono rimasti inalterati e rendono il nuovo segmento con un profilo molto umano. Il classico disco che dimostra quanto si possa trovare altra elettronica figa oltre al dubstep.
Andrea Ferraris


www.rockit.it - Luglio 2010
Progetto dalle forti pulsioni sperimentali, il combo raffina in questo "terzo segmento" - in download dal sito della net-labet Chew-z - una ricercata vena di improvvisazione organizzata, come a concludere una trilogia sul percorso dei lavori precedenti. L'idea è quella di far interagire minimalismo chitarristico, variegato fraseggio da sassofono deviato e fondali glitch.

"Supergatto" introduce in modo articolato una sorta di clamore caotico, spaziante attraverso l'universo post rock tout court, da Tortoise a Eterea Post Bong Band. In "Slowmotion" ritroviamo l'indole reiterativa del genere, ma anche certo amore per il jazz, con ritmica slintiana e nevrotica. "Concreti" si spande nell'aria come gas di scarico metropolitano, tra un sax da recital newyorkese e rumori ambientali iper processati, e una strampalata aurea mediterranea, ineffabile. Chiude in gloria "Free Karma Food", titolo di un noto libro di Wu Ming, ed è un caleidoscopio tra free jazz, inversione krauta e ambient onirico.

Sul solco di quella che è ormai archeologia rock, ma con una quantomai potenziata personalità stilistica.
Oltre che lo zip, disponibile anche il cd in edizione limitata.
Gioele Valenti


Rockerilla Giugno/Luglio 2010 pag. 84 7/10
Rispondendomi ad un'intervista in occasione dell'uscita di "Matilda" Valerio Zucca Paul mi promise: "Stiamo lavorando a nuovi brani, cercando di sviluppare ulteriormente i concetti racchiusi nei primi due album". Detto fatto. A distanza di tre anni dall'uscita del loro secondo lavoro in studio ("Matilda", appunto, pubblicata in collaborazione con l'etichetta britannica White Label), i torinesi 3EEM tornano a farsi sentire con un disco che opera una sintesi tra il sound laswelliano che aveva caratterizzato l'esordio del trio e la maggiore liberta' improvvisativa del capitolo successivo. Una musica ancora una volta in bilico, in equilibrio tra il jazz e la techno, tra l'ambient e il dub, tra la materia elettronica e quella acustica.
Daniele Follero.


NerdsAttack www.nerdsattack.net 31 May 2010
Tre anni dopo ‘Matilda’ torna il trio piemontese 3eem. Cinque tracce che non scalfiscono quanto di buono si era detto e scritto in quella passata sede. Strumentalmente impeccabili. A dimenarsi tra territori elettronici, effetti, sax, curvature elettriche. Un rito che continua e che riconsegna i nostri ancor più trascinanti ed entusiasmanti. Inutile etichettare ‘Third Segment’. Quando la musica assume risvolti così totali, non c’è alcun bisogno di rinchiudere l’estro, la sapienza e il grande talento che i 3eem mettono al servizio di strutture importanti-intricate ma al tempo stesso passionalmente minimali.
Mai invadenti. Mai stucchevoli. Mai un esercizio di stile. Album da avere. [****]
Emanuele Tamagnini.


Blow Up Giugno 2010 n.145, pag.82 Score: 7/10
E' davvero curioso il destino di 3EEM.(BU# 82,121)che malgrado la qualita' dei loro lavori rimangano ancorati alla zavorra dei formati download e CDR. "Third Segment" e' ancora estremamente convincente, col sax confermato spesso come perno di un insieme che alle sue evoluzioni si arrende addirittura timidamente deferente in Concreti, ed ha i suoi frangenti piu' eclatanti nello squarcio di nevrosi suburbana Oaxaca, nettamente No oriented nelle movenze post rock, possenti, di Slow Motion nell'ottima Free Karma Food in cui si prefigurano spaziali scenari in cui pungenti torturano nostalgie del futile che sempre piu' si intensificano nella crescente distanza, laddove invece un briciolo di esasperato approccio free rende meno ficcante Supergatto.
Paolo Bertoni


The SilentBallet.com 7 May 2010 Score: 4/10
It can often be hard to ascertain the intentions behind the creation of music.
Love songs often convey an obvious message, but the creation of instrumental jazz trip-hop can create more questions than answers. Italian three piece 3eem provides an awkward journey for the listener on its third release, Third Segment, and at times eyebrows are raised as to where the music is going.
Moments on the album are reminiscent of soundtracks to foreign language films and early 90’s soft core pornography. “Supergatto” presents sounds that are familiar to much of the album: atmospheric beats and lone saxophone toy with each other without ever forming a solid relationship. This style adds a depth to the bare instruments and creates a bleak atmosphere. As a song progresses towards the edge of joint musicianship, it often gets broken down. There is a continual feeling of frustration on the album as the flow of tracks is frequently interrupted. Either jazz-tinged drumming or a saxophone solo breaks the song down and destroys the work that seemed promising. Where some bands would break a song down to build it in another direction, 3eem seems happy to break a song down and then just create a mixture of unrelated sounds and textures.
When the band does click together there are some great results. The mixtures of sax, guitar, and effects makes for a great combination, and when in full flow, they touch on the sound of fellow Italians Ephel Duath. Parts of “Oaxaca” have dark undertones as the drums and sax come together, the resulting soaring noise remarkably full for three musicians. “Free Karma Food” also has some great atmospheric work and the sax adds a dark dynamic to the cymbal crashes below. These moments of collective cohesion are few and far between though, and a lot of this release just passes by.
The intentions of 3eem are unclear. The group has the ability to create music which could work well in harmony, and Third Segment does provide moments which would be very entertaining. Yet, it seems that 3eem does not want to produce music that is easily consumed. The sporadic jazz playing makes music that keeps the listener on the edge and constantly shifting between comfort zones. If that was the band's intention then it has succeeded, but if a listener is not looking for that specifically, then there's little value to be found here.
Gary Davidson


Rumore - Maggio 2010
Origini EBM-industrial anche per il trio italiano 3EEM, che nel mini-album Third Segment (in digipack o mp3 da www.chewz.net) persegue una personale fusione di ritmata elettronica, texture chitarristiche e riff o circoscritte improvvisazioni di sax.
Alcuni flash richiamano la vecchia no wave o perfino i VDGG, ma soprattutto si tratta di escursioni “spaziali” fuori dagli schemi, con allusioni sci-fi confermate dalla wuminghiana Free Karma Food.
Vittore Baroni


www.sodapop.it - Marzo 2010
I 3eem...fanno tre. Ad oltre due anni da Matilda tornano con un album che apre scenari inediti e quanto mai benvenuti al gruppo canavese: suoni ed intuizioni prima solo abbozzate si guadagnano ora la scena, mentre elementi del tutto nuovi si manifestano in forme già molto compiute. A licenziare il tutto la solita, attentissima Chew-Z. Quello che subito si nota, ancor prima di porre orecchio alle composizioni, è la brevità dell'insieme, che non raggiunge la mezz'ora contro le opere precedenti che privilegiavano durate decisamente maggiori. In un contesto così ristretto è inevitabile che lo spazio riservato ad alcuni elementi, che si sovrappongono a quelli abituali, venga ad assumere un significato particolare.
Inizialmente ritroviamo le famigliari atmosfere urbane e cinematiche, ma il sax, che prima si stendeva suadente sulle basi di chitarra e beat sintetici, ora è quasi sempre nervoso: nella narrativa Oaxac sfregia le atmosfere da pattugliamento notturno con fraseggi quasi free e quando in Slow Motion torna su registri più morbidi, come dei Franti del XXI secolo, è la base ad essere densa di sporcizia. Soluzioni che già avevamo ascoltato, ma qui, come dicevo, vengono ad assumere un peso diverso.
Capita che i cambiamenti siano anche più radicali, comunque. Del tutto nuovo ad esempio è quello che ci propone Concreti: sbalzi di volume, suoni apparentemente trovati, frammenti di voci, rumori e ritmi che emergono dal nulla e prontamente vi ritornano; il sax, unico punto di riferimento, che tratteggia una melodia malinconica. È un brano che segna un passo in diagonale, contemporaneamente in avanti e fuori dal solco consueto, attraverso cui il gruppo si mette in discussione, pur senza rinunciare alla propria personalità. Nell'ottica del necessario superamento di un suono certo piacevole, ma che comincia a mostrare i suoi anni, Third Segment mette in mostra diverse possibili sviluppi, alcuni graduali, altri più radicali.
E forse sono proprio quest'ultimi a convincere maggiormente.


www.musicaoltranza.net - Gennaio 2010
Ennesimo colpaccio per Chew-Z, che si accaparra una tra le release più interessanti del panorama Net Label italiano del 2009: l'ottimo“Third Segment” del trio nostrano 3EEM.
Come al solito l'etichetta torinese non si accontenta di sonorità troppo scontate e ci propone cinque interessantissimi brani a cavallo tra minimalismo, glitch, musica elettronica e sperimentazione fine a se stessa in cui un sassofono che richiama gli Zu e le ritmiche spesso tribali che spesso lo accompagnano sono gli elementi che riscuotono il maggior consenso, contribuendo in maniera direi indispensabile al raggiungimento di quello che possiamo dire essere il mood caratteristico dell'intero progetto. Un album capace di rilassare per poi provocare improvvisi attacchi di panico; un progetto che ti piacerebbe ascoltare dal vivo, allo stesso modo che come colonna sonora del tuo film preferito; un ottimo lavoro.

Matilda
(White Label Music 2007)

www.kaos-ex-machina.pl - August 2008
W?oski 3EEM to zespó? wyj?tkowy. Jego wyj?tkowo?? za? nie wynika z próby stworzenia na si??, jak to cz?sto bywa, nowego gatunku w muzyce, lecz na umiej?tnym i dojrza?ym ??czeniu ró?nych stylistyk oraz pozornie nie pasuj?cych do siebie elementów, stwarzaj?c spójny i doskonale przenikaj?cy si? d?wi?kowy majstersztyk. Co powiecie drodzy Czytelnicy na po??czenie muzyki elektronicznej z saksofonem? A co je?li do tego dodamy szczypt? jazzowych zagrywek, odrobin? rocka, troch? ilustracyjnych pasa?y i ciutk? trip-hopowych rytmów? Brzmi dziwnie, nieprawda?? A to jedynie ma?a cz?stka muzycznych inspiracji jakie us?yszymy. Zapewniam jednak, ?e wszelkie w?tpliwo?ci i sceptycyzm znika podczas konfrontacji z tym, czym racz? nas go?cie z 3EEM. Mimo, i? "Matilda" to dopiero drugi d?ugograj tej nietypowej grupy, s?ycha?, ?e panowie nie s? nowicjuszami w muzycznym fachu, ka?dy d?wi?k jest przemy?lany i doskonale ??czy si? z innymi. Debiut grupy (wydany w 2004 roku "Essence of 3EEM") by? tworem do?? depresyjnym i melancholijnym. Odnosz? wra?enie, ?e "Matilda" przynosi nam nieco wi?cej ?wiat?a, cho? cukierkowych ballad równie? nie nale?y si? spodziewa?. To wci?? na swój sposób smutna muzyka. Jednak musz? odnotowa? pewien fenomen dotycz?cy tej p?yty. Otó? d?wi?ki na niej zawarte w jaki? nieznany sobie sposób reaguj? na stan emocjonalny s?uchacza. Gdy jest on w dobrym nastroju pozwalaj? si? cieszy? chwil? dodaj?c energii. Natomiast gdy nieborak wsta? lew? nog?, potrafi? sprawi?, ?e nawet s?oneczny dzie? wydaje si? ton?? w mroku. Tak wi?c je?li szukacie muzyki na ró?ne nastroje, muzyki, nale?y zaznaczy?, nie zawsze ?atwej w odbiorze, lecz odp?acaj?cej z nawi?zk? za po?wi?con? im uwag? - zdecydowanie polecam 3EEM.
Zortan


www.kathodik.it - August 2008
Fin dall’inizio di questo “Matilda” - il brano LoEti, ovvero “loop” elettronici che si attorcigliano attorno ad un sassofono tenore e ad una chitarra elettrica da “dopo bomba” (atomica, secondo l’immaginario della guerra fredda) - colpiscono le sonorità scabre e taglienti allestite dai 3eem : Valerio Zucca Paul all’elettronica procede con scrolloni industriali in stile Tasaday periodo “Con il corpo crivellato di stelle” (Seven), non negando però la particolare “piacevolezza” del timbro a suo modo classico del sax di Fabrizio Bazzoni (Underwater Impulse) e della riconoscibile - mai gratuitamente rumorosa o astiosa - chitarra di Danilo Corgnati (K141). Arrivato al secondo CD (l’esordio fu titolato “Essence Of 3eem”), il primo pubblicato per una “label” internazionale (la britannica White Label\), il trio piemontese tratteggia un originale “rock-post” che nel rielaborare criticamente alcuni stilemi delle musica di confine di questi anni (sentire IFunerali) non guerreggia inutilmente con l’ascoltatore (nella traccia appena citata Corgnati conclude malinconico e nella successiva Bolscevico Bazzoni canta pure, stentoreo come un “new waver” che si rispetti). Toxic Jelly Experience chiude più che degnamente, degnamente, con i singulti del tenore e gli scarti dell’elettronica a colloquiare con la chitarra discorsiva, un CD di tutto rispetto.
Marco Fiori


Blow Up n.121 - June 2008 - pag.83 - Recensioni Waves
ELECTRO POST (INDUSTRIAL) ROCK
Avevamo fatto cenno al successore di "Essence Of 3eem" (BU #82) in occasione del contributo della formazione piemontese al tributo a Ciani "Tra(x)cce su Eicol Sat", dolendoci che fosse reperibile solo su iTunes. "Matilda" trova ora finalmente più ampie prospettive d'ascolto attraverso la britannica White Label.
I riferimenti alla Sheffield post-punk che affollavano il debutto permangono, ma si ergono esclusivi appena in Seven, intarsiata di paranoiche frenesie, e nella severa IFunerali, pur riverberante dub, mentre a ricavarsi spazio sovviene una forma di post-rock evoluto e con forti dosi d'elettronica che riluce particolarmente brillante in LoEti, e nella conclusiva, eccellente, Toxic Jelly Experience. Il resto, la soundtrack per spy-story cibernetica di Underwater Impulse, dove tutto gira intorno al sax di Fabrizio Bazzoni prima di una coda drum'n'bass, il jazz prog improvvisato della cervellotica K141, Bolscevico che, anche perchè comprende l'unica parte vocale dell'album, si prova su moduli espressivi più prossimi alla canzone, depone a favore di una maggiore eterogeneità rispetto all'esordio che non dispiace. (7)
Paolo Bertoni


Rumore n.197 - June 2008 - pag.103
Privè VITTORE BARONI
Questo mese i titoli finiti nel mio spazio "privato" avrebbero tutti meritato una trattazione più estesa. D'altra parte, come si suol dire, a buon intenditor... [...].
Altra storia la musica policroma dei 3EEM, in cui l'elettronica di Valerio Zucca Paul dialoga col sax di Fabrizio Bazzoni e la chitarra di Danilo Corgnati. Matilda, per l'inglese White Label Music, schiera un sound graffiante e tribale che echeggia la scuola industrial di Sheffield come la tradizione etno-trance, non senza influssi krautrock e dub/d'n'b. L'amalgama è sempre imprevedibile e spesso avvincente. [...]


www.BodySpace.net - 29 May 08
Às vezes o cozinheiro possui até os melhores ovos, mas fracassa na confecção de uma omoleta aceitável. Verdade seja dita: os ouvidos aqui em comunicação directa com os dedos sobre o teclado haviam já conhecido resultados mais convincentes ao trio italiano 3EEM, quando há uns anos, com Essence of 3EEM, tinham avançado com uma excitante série de soluções no que respeita à desintegração gradual da repetição como modo de fazer música. Comparativamente, Matilda não desilude por completo, mas resvala em espalhafato e fraca gestão de recursos internos demasiadas vezes. Ainda assim, uma vénia ao humor de quem promove os 3EEM por referirem, no press-release, que Matilda é tão imprevisível quanto a Serie A, o campeonato primo-divisionário de Itália, onde realmente tudo acontece (e isto sem Mourinho ter ainda assumido o comando do Inter). Há de facto a permanente ameaça de calciocaos como força que move os ânimos partilhados entre o saxofone, electrónica de intervenção, guitarra e efeitos: todos eles corrompem-se mutuamente, hostilizam-se em crescendos de agressividade ruidosa, contribuem para a mesma deformação que vai sendo sofrida pela forma e suas propriedades elásticas. Tivessem os Morphine e os Menomena, subestimada banda de Portland, um dia (imaginário) considerado alinhar juntos num projecto mais experimental e Matilda podia ser a filha bastarda de uma semana de sessões mantidas bem longe do alcance do sol – sim, porque a característica transversal a este segundo álbum, assim como ao restante activo do trio italiano, é tudo nele transparecer ambientes nocturnos tornados mais densos pelo vício dos loops. Contudo, a Matilda falta aquele pedaço decisivo de perícia que separa as panquecas que gozam de uma boa aterragem das outras que embatem contra o rebordo da frigideira. Como as segundas, Matilda fica com um pé dentro e outro fora da zona fervente que se quer como poiso para um disco que faz do derrame de rasgos de improviso e electrónica virulenta as suas bandeiras.
Miguel Arsénio


NerdsAttack www.musicaroma.it/nerds 26 May 08
'Matilda' è ipnosi. 'Matilda' è il suono di un trio piemontese impegnato in una sorta di rito tribale. 'Matilda' è l'espressione della più pura manipolazione sonora. Che non destruttura ma ricompone. Esperienza alle spalle che parla di Abstract Quadrant, Nasty Nurses, dBuzz e Isobel (Danilo Crognati). Visioni colte. L'elettronica che incontra il post rock. Tracce dello Zorn schizofrenico e abile in Naked City prendono forma fuori dal sax di Fabrizio Bazzoni. Sperimentazione strumentale.
A dipingere un'atmosfera a tratti cupa e malinconica ma assolutamente libera da vincoli e schemi concettuali. Sette episodi mirabili per esecuzione e fascino, compresa la scelta del cantato per un solo brano, e la conclusione (cerebralmente dilaniante) destinata a 'Toxic Jelly Experience' che aveva già trovato posto in uno split con i Judah nel 2005. Alta definizione. Alto spessore.
Emanuele Tamagnini


The SilentBallet.com 18 April 2008
Score: 6.5/10
It’s been said that you never get a second chance to make a first impression, but when it comes to music (and some people, for that matter), it sometimes seems as though the more you listen to something, the less you really know it. So every new spin is like another rediscovery, another attempt to get a satisfactory idea of the work. 3eem was brought into existence in 2003 by three supposedly skilled musicians keen on setting their music and, presumably, minds free of stereotypes. Although it is indeed something I am unsure of, somewhere along the line of their musical activity they seem to have reached their goal, since it appears to be slightly difficult to gain a valid opinion on their 2007 record, Matilda. While it may blow you away on an initial listen, shortly after, Matilda turns out to be something you’ve heard many times before. Far from being all fur coat and no knickers, the trio’s second effort manages to hit you as incredibly original at times and leave you unimpressed at others, for their melange of electronics, sax, and guitar progressively draws you in and accumulates with enough tension to make one feel struck when it eventually releases its non-musical character. Even though each track definitely bears a discrete personality, while judging the album in its entirety an unusual feeling transpired; the songs do merge together into a complex and hypnotic puzzle, but after a couple of spins, it starts unleashing its contrivance, as if every musical note is highly studied, falling back deep into the artificial. Consequently, being with one foot in the electronic pond and the other in the post-rock swamp cannot defy the band’s need for an experimental simulacrum, still it offers great insight into its influences and intentions. Matilda’s beauty however resides in the subtle way 3eem deliver certain bits you wouldn’t even care to notice at first. The band thoroughly explores ample realms of sensations by means of saxophone, that instrument they make sound either cautiously terrifying, like scraps from unwritten horror films, or relentlessly soothing, somewhat reminiscing of trip-hop atmospherics. Overall, there is a spaced-out ambience recreated from the same pieces that carried you away from melody; be that as it may, these remain the odd men out in the intricate jigsaw the trio constructs. Above many other things, music these days primarily rests as a statement, and up to this point, the reasons why 3eem decided to break the instrumental vow and introduce "Bolscevico" on the album remain unknown. It does function like one of those unfit crumbles at a larger scale, but it also lasts for too long to be considered logical. Thus, not only does it break the certain spell created by the precedent tracks, but it also comes as a complete turn off and an ardent desire to push the stop button right before the last song. If you’re among the ones inclined to do so, you might as well reconsider that, for "Toxic Jelly Experience" along with "Underwater Impulse" stand out as the high points of Matilda. Made out of tiny, little, almost unhearable beats that caress one’s eardrums, both songs seem to posses something the others lack in – musical authenticity. And that, until proven otherwise at an nth spin, I can be sure of.
Diana Sitaru


Sodapop.it 15 April 2008
Dopo un CD ed un 7" su Small Voices, i 3eem pubblicano adesso in UK per la label di un Add N To X, ma i nostri tre connazionali non hanno trovato accoglienza nella perfida Albione perché sono l'ultimo grido rock and roll o punk funk o chissà cos'altro potete trovare su NME... infatti, volendo definire all'osso cosa c'è in Matilda: un sax e una chitarra mescolati a chili di elettronica, dove il tutto però non prende una direzione definita, restando in mezzo tra pop (inteso come ricerca della melodia) e sperimentazione (inteso come voglia di suonare un qualcosa di diverso).
Un disco che è una ottima sintesi di atmosfere rarefatte, ritmi, suoni e melodie: gli ambienti descritti dai brani raggiungono il culmine in I Funerali, dove il Badalamenti di Lost Highway incontra l'elettronica e la fusione non lascia prigionieri; la componente elettronica varia le sue influenze dal dub al kraut al suono Warp, mentre la componente melodica è lasciata maggiormente agli altri due strumenti, a formare un disco maturo e interessante senza essere elitario da una parte o banale dall'altra.
Per la cronaca Valerio (elettroniche), Fabrizio (sax) e Danilo (chitarra) vengono da varie esperienze musicali crossover/noise, e per la par condicio Danilo, oltre a suonare negli Isobel, è il Danilo Corgnati che scrive su Sodapop di quella musica che Giorcelli non vuole proprio mandar giù
Emiliano Grigis


Musicaround.net 04 March 2008
Chi ha detto che la buona musica elettronica è solo nordeuropea? Un altro stereotipo musicale sembra destinato a cadere all’ascolto dei 3EEM, che dopo anni di duro lavoro hanno trovato un proprio linguaggio, riconoscibile fra mille, e si sono guadagnati il biglietto per una delle patrie dell’elettronica, l’Inghilterra della White Label Music. Strano che la Small Voices, l’attenta casa discografica pugliese con cui hanno esordito, si sia lasciata sfuggire questo trio dalle grosse potenzialità. Il pensiero artistico della band si basa sull’idea di coniugare l’elettronica con la tradizione della musica ‘suonata’, in particolare il Rock (in senso ampio). Su questo sentiero s’incrociano non solo strumenti tradizionali (chitarra e sax) con campionatori, synth e computer ma anche i loro timbri, le prassi compositive ed esecutive, la filosofia musicale nascosta dietro ogni stile di cui i tre si appropriano e dietro ogni strumento. La miscela è esplosiva, fin dalla prima battuta della bellissima LoEti, in cui la melodia estatica del tenore di Bazzoni, retta dall’arpeggio dissonante e decadente della chitarra e da un avvincente groove dub, è avvolta in una selva di suoni. Seven rimane, per tutta la sua durata, in un’atmosfera sospesa in cui il sax muggisce e gli effetti elettronici ritraggono un ambiente fiabesco ed immaginario attorno al riff di chitarra. L’abilità in materia di sintesi dei 3EEM si svela in tutta la sua ecletticità in Underwater Impulse, dove convive magicamente l’eco del Bristol sound dei Portishead (quadratura del ritmo, enfasi sul rullante, suoni, etc.) con la psichedelia progressive dei primi King Crimson, specie nell’utilizzo del sax stridente e a note lunghe. A proposito di connubio tra tradizione ed elettronica, K141 s’appoggia su un ritmo shuffle e la chitarra di Corgnati ruggisce sorniona tra suoni distorti e riff pentatonici, mentre le invenzioni di suoni da jungla del mago Zucca fanno pendant con gli ululati di Bazzoni, in una delle migliori composizioni del trio, una sorta di elettro/rock-blues (passatemela!). Un monologo quasi jazzistico del sax apre IFunerali, che lentamente ed inesorabilmente si trasfigura in un canto gorgogliato d’un’immaginaria tribù centroasiatica e sfocia infine in una chiusa umorale, con arpeggio di chitarra post-rock. E mentre in Bolscevico trova spazio anche la voce baritonale di Bazzoni, il Post-Rock ritorna in Toxic Jelly Experience, quasi a voler stimolare una riflessione finale, interrotta poi dall’ultima sensuale danza che copre i due minuti conclusivi del brano. “Matilda” affascina per la ricchissima ricerca sonora, che conquista tutti i sei sensi, per l’audace sperimentazione, le strutture sempre in divenire e per l’appassionante alchimia elettro-rock. Stile maturo, sì, ma ancora assai eccitante.
M. Leopizzi

Dagheisha 27 February 2008
Ma chi è Matilda? Ci si domanda. E non trovando una risposta nell’artwork (assai stimolante per l’occhio e la fantasia) e nei titoli dei singoli pezzi, ci si avvia lungo il cammino, che attraverso sette canzoni ci conduce all’analisi del secondo disco di 3eem, trio di italica provenienza, che bene aveva saputo fare con l’esordio ‘Essence Of 3eem’. La nota di merito che accompagna ‘Matilda’ è quella di saper sviscerare con naturalezza ed equilibrio compositivo una varietà stilistica e sonora, che si concretizza nella commistione tra materia elettronica e organica (sax e chitarra) e nella mutazione che la seconda subisce nel processo di filtraggio e riciclaggio a cui viene sottoposta dal laptop. Il che si tramuta in tessiture, che disegnano un suono figlio della cultura industriale più orientata alla costruzione che alla distruzione, dove echi post wave, melodie dub, narrazioni musicali cinematografiche, jazz astratto e una sorta di psichedelia ambientale trovano piena realizzazione di sé grazie a ritmiche costantemente mutevoli, nonché sistema di riferimento principale del flusso di note creato da 3eem, un flusso sempre perfettamente integrato e che all’ascolto non nasconde il lavoro di cesellatura svolto in fase di creazione (e improvvisazione), ma sa essere spontaneo e pieno di vivo entusiasmo nel suo manifestarsi libero, trascinando l’ascoltatore in un contesto immaginario dal quale non si vorrebbe uscire. In considerazione di ciò l’album va approvato nella sua (quasi) interezza, dove l’unico neo è legato all’utilizzo tradizionale della voce in ‘Bolscevico’. 3eem è vettore consapevole di strumentali emozioni, sospese tra complessa malinconia sperimentale e assuefazioni accattivanti e le parole rischiano di spezzare quel senso di trascendenza che aleggia sulle tracce. Bravi, perché indagatori della personalità.
R. Michieletto

UltraSonica 19 February 2008
Finalmente ritornano i 3EEM. Sono contento anche perchè questa prova vale doppio. Infatti i ragazzi hanno fatto uno sforzo enorme che è stato premiato con la pubblicazione, da parte della White Label Music di Londra, del cd in questione. Vorrei soffermarmi a sottolineare l' aspetto dello sforzo fatto, per dimostrare la serietà e la volontà di questi ragazzi che pur subendo il furto di tutta la loro attrezzatura, compresi i computer dove erano registrate tutte le parti di questo cd, non si sono persi d' animo e con enormi sacrifici anche finanziari, sono riusciti a ricomporre tutto il puzzle. Rimettendo in piedi band e pezzi. E ciò basterebbe per acquistare questo prodotto. Ma non è così perchè in questi"solchi" si può ascoltare la maturazione artistica di questi encomiabili ragazzi. A differenza del loro primo "Essence" qui si è adottata la forma "canzone", ovvero i tempi allora dilatati si sono ristretti concentrando idee e soluzioni. Si è perso in parte il lato psychedelico ma si è acquisita una maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Gli arrangiamenti sono ricercati e maggiormente rivolti ad una forma "Glitch". Il sax che la faceva da padrone ora è più controllato e l'amalgama risulta più equilibrata. Abbandonati i ritmi drum&bass dell' esordio si potrebbe parlare di un post-rock d'avanguardia segnato dalla chitarra "punk" che risulta determinante nel segnare linee su cui si sviluppa l'elettronica. Per la prima volta possiamo ascoltare in "Bolscevico" l' uso della voce. Anche se per poche battute questo rappresenta una novità che potrebbe portare a nuovi sviluppi di questo ensemble, sempre pronto a stupire. 4.5/5
Freaknrg

LiveRock 28 January 2008
A distanza di due anni dal loro precedente album, i 3eem tornano con del nuovo materiale.
La più grande differenza rispetto al passato riguarda l’etichetta discografica responsabile della pubblicazione del disco: non più la nostrana Smallvoices, ma la britannica White Label Music, indie di Windsor specializzata in suoni sintetici. Nel contenuto, invece, “Matilda” non presenta grandi rivoluzioni copernicane rispetto al recente passato dei 3eem, ma preferisce limare al meglio quanto di buono era già stato prodotto con il precedente “Essence of 3eem”. “Matilda” ha infatti qualche pregio in più rispetto al compagno di discografia: le basi elettroniche realizzate da Valerio Zucca risultano più precise e levigate ed il loro coesistere con il sax di Fabrizio Bazzoni e la chitarra di Danilo Corgnati appare più pacificato e coeso. Il suono dei 3eem sembra essere cresciuto quanto a concisione e sintesi, riuscendo a presentarsi sotto una veste più coesa, senza alcuni passaggi di “puzzle” che rallentavano il disco precedente nei brani più lunghi. In “Matilda” i 3eem sono una band con un proprio suono ora ben inquadrato, che filtra con accresciuta maestria tra territori dub, umori industriali e accenni jazz-sperimentali, mossi dal sax e dalla chitarra poliedrica di Corgnati.
Unico neo del disco sembra essere Bolscevico la cui parte vocale interrompe lo scorrere dell’album, che avremmo preferito eternamente strumentale: d’altronde è questo il significante con cui queste 3 Emissioni Elettro Magnetiche dimostrano di sapersi esprimere al meglio.
Philip Di Salvo

Alternatizine 15 January 2008
I 3EEM, gruppo di Ivrea nato dalla passione e dall’eccellente sodalizio tra elettronica e strumenti acustici, si formano nel 2003 da un’idea del chitarrista Danilo Corgnati e da Valerio Zucca (già noto negli ambienti dell’elettronica sotto lo pseudoninomo Abstract Q), ai quali si aggiunge, dopo poco tempo, il saxofonista Fabrizio Bazzoni. La prima cosa che è da tenere in considerazione nella loro musica è l’indistruttibile equilibrio che unisce mondi apparentemente distanti come il jazz e la techno, l’ambient, l’elettronica e l’acustica. Già forti della calorosa accoglienza del primo album Essence Of 3EEM, a due anni di distanza pubblicano la loro seconda opera, Matilda, che senza ombra di dubbio li innalza a gruppo più sperimentale ed innovativo attualmente in circolazione nella scena indie.
Atmosfere ipnotiche, deliri jazz, sonorità elettroniche tendenti all’ambient, con riverberi di cosmic music talvolta psichedelici, talvolta chill-out. Un album da ascoltare, un album che si lascia ascoltare, che ha la capacità di estraniarci, di trasportarci in un alienante viaggio a spirale, tra visioni distorte ed atmosfere Lynchiane, spiazzante e rassicurante, un viaggio di oltre trenta minuti che consiglio di intraprendere a tutti.
Luca Zoppini

RockIt.it 20 December 2007
Assolutamente perduti nella fragranza cybernetica di rumorismi senza fondo, i confini astratti dei 3eem, cullano l'ascolto sul letto inquieto di un suono oltre ogni possibilità di definizione. Trio all'attivo dal 2003, è quanto di più sperimentale si possa probabilmente offrire alla scena indie oggi (e guarda caso la produzione risponde al nome di una label londinese, magari più disponibile ad accettare un progetto al mio orecchio senza eguali). Me la prendo con calma, voglio bere fino in fondo sette tracce da "Matilda". Fino in fondo, fino a toccare la burrasca dolce di un pentagramma variegato ed assolto da ogni scatola precostituita. Fuori è buio, tarda notte (o forse solo presto mattina), cuffie strette. "LoEti" apre il percorso sonoro attraverso il protagonismo di un sax dal sapore vagamente latino, sotto il quale si intreccia una tessitura di manipolazioni elettroniche psichedeliche, in una trance di distorsioni talvolta tipicamente chill-out. E se leccassi un rospo? Mi salta in mente Homer Simpson quando viaggia tra le visioni provocate dal chili piccante e straluna e vede volpi dagli occhi a spirale ed è perdizion-animata. Non è un po' così? Forse, perché c'ho la sete di dare un nome a quello che mi salta dentro, e mi appiglio al delirio di corrispondenze fuoriluogo. È un pò così. L'eleganza di strumenti tradizionali (chitarra e sax) spezzata bruscamente/dolcemente da digressioni indefinibili. Resta difficile e rende nervosi non trovare un senso letterario ed un'immagine chiusa a tutto ciò, e forse proprio questo è il bello: restare spaesati nel mezzo di un incrocio musicale altamente eterogeneo. Così "Seven", culla di strumentazioni tradizionali che lasciano il tuo sonno infastidito da ritmiche minimaliste, dallo scarno prog, dalle profondità metalliche di un dark ridotto ai minimi termini. Sette brani che mettono a fuoco l'idea che sta alla base di tutto: una sorta di rito tribale che procede per sovrapposizioni, tra la certezza del suono familiare e la deviazione dell'interpretazione più estranea, sconfinata nell'industrial manipolato fino agli eccessi. Acuti, stridi, effetti di un transfert. Corto circuito. Figli forse di un certo Tom Yorke. E così pian piano verso la fine, "Toxic Jelly Experience", a placarsi sui ritmi 'godibili' di sonorità ambient, che ti stordiscono appena nel risveglio mortuario di un viaggio extrasonoro. Non esagero, non eiaculo su pentagrammi. Ascolto ciò di cui ti innamori se lasci l'orecchio a penzolarsi oltre i confini della modernità.
Alex Urso

SentireAscoltare.Com,9 December 2007
Ci erano piaciuti molto ed io, personalmente, li avevo annoverati tra i migliori frutti di un 2005 musicale sorprendentemente “italiano”. Beh, il ritorno dei piemontesi 3EEM ci piace ancora di più, nel suo restituire certezze, conferme e, al contempo, elementi di forte novità. Le certezze e le conferme sono quelle che ci si aspetta di solito dopo un buon esordio: coerenza stilistica, maturità e decisione nelle scelte. Tutti elementi che rendono Matilda il logico seguito di Essence Of 3EEM. Ma c’è di più. C’è una maggiore tensione nelle trame, tanto spazio lasciato all’improvvisazione, che si impone prepotentemente, conferendo più elasticità alla costruzione formale, e un’evidente intenzione di rischiare lasciando che l’invenzione prevalga sulla convenzione. Senza dimenticare che il nuovo lavoro è frutto della collaborazione con una nuova label: questo secondo album, infatti, a differenza del primo, pubblicato dalla nostrana Small Voices, esce per l’etichetta inglese White Label (e sarà scaricabile in anteprima su i Tunes). Elementi di novità (o di “sviluppo progressivo”), questi, che integrano ciò che di buono già c’era. Resta un sound che attinge a più fonti, dal dub al jazz, dal trip hop all’ambient, ma che si arricchisce di un’inedita libertà creativa. Non che l’attenzione per le forme “chiuse”, che caratterizzavano Essence Of 3EEM, sia stata disdegnata. Anzi: LOEti, l’electro-marcetta K141, la psycho folktronica di IFunerali, nel loro incedere ripetitivo e cadenzato, richiamano le atmosfere ipnotiche e soffici del primo album. Con la differenza qui, che la materia musicale non si esaurisce nella sua struttura. Sui tappeti sonori e le ritmiche flemmatiche di Valerio Zucca, la chitarra e il sax si mettono spesso in evidenza, dando libero sfogo alle proprie pulsioni, fino a rovesciare completamente le premesse di un brano. E’ il caso di Toxic Jelly Experience, che comincia con un semplice arpeggio di chitarra per poi perdersi, in più d’una occasione, in un delirio di qualcosa che, per rendere l’idea, potremmo definire electro-free-jazz. C’è spazio e voglia per provare anche la voce di Fabrizio Bazzoni che, però, in Bolscevico, non si rivela certo una plusvalenza rispetto a ciò che di buono riescono a fare gli strumenti. Del resto, i 3EEM sono soprattutto una formazione strumentale, che riesce a esprimere benissimo ciò che vuole senza ricorrere alla parola. (7.4/10)
Daniele Follero

[English Version] thanks to Poldo!

We did really like them and , personally, I have listed them among the best products of a surprisingly “Italian” musical year in 2005. Well, we like even more the return of 3EEM, in their deliverance of certainty, as well as of elements of strong novelty. The certainties and confirmations are usually expected after a good debut: stylistic consistency, maturity and confidence in their choices., all those elements that make Matilda the logical sequel of Essence Of 3eem. But there is more here. There is a stronger tension in the plot, more room for improvisation, which takes a strong role, giving more flexibility to the formal framework, and a clear attitude to risk, letting the invention prevail on the convention. All that without forgetting that the new work is the result of collaboration with a new label: unlike the first work, published by the local label Small Voices, this second album has been released by the English White Label and will be available for download preview on iTtunes) . These elements of novelty and "progressive development" will reinforce the good pillars of 3eem project. It is still a sound that draws from multiple sources, from dub to jazz, trip hop and ambient, but all that has been enriched and enhanced by a new freedom of creation. Not that the attention to the "closed" forms, which characterized Essence Of 3EEM, has been neglected. On the contrary, tracks like “LoEti”, the electro-march “K141” and the psycho-folktronic “Ifunerali” recall the soft and hypnotic atmospheres of the first album, in their mesmerizing and repetitive progression. The difference here is that the musical scope is not limited in its structure. Guitar and saxophone are often put in evidence over the sonic floor and phlegmatic rhythms of Valerio Zucca, with instinctive freedom to completely overthrow the starting structure of a song. This is the case of Toxic Jelly Experience, which begins with a simple arpeggio guitar and then drifts away on more than one occasion in a delirium of what we could define electro-free-jazz, to give an idea. There is room and desire to try the voice of Fabrizio Bazzoni as well: however, “Bolscevico” does not add any significant value to what the machines are already doing. After all, 3EEM are an instrumental outfit: they can express well what they without resorting to words. (7.4/10)"


Tra(x)cce Su Eicool Sat. (Eicool Sat., 2007)
(Compilation)

BLOW UP n.115 dicembre 2007, pag.73
Tra(x)cce su Eicol Sat. - CD L.A.F. Org & Jeringas 5cc - 17t-63:21 A lasciare memoria di una rassegna svoltasi a Massafra questa estate in omaggio a Piermario Ciani, una compilazione, abbinata ad un corposo libretto che ci riporta allo spirito delle autoproduzioni '80, di livello assai apprezzabile. Dopo l'apertura ambientale di Nello stesso anno di Theo Teardo, nei suoi standard sistematicamente elevati, si sussegguono 3eem, che soprattutto in 24 rmx e Borda #1 confermano la loro affintà con la Sheffield dei primi Cabaret Voltaire e Clock DVA - francamente incomprensibile come il seguito di "Essence Of 3eem" (BU#82), titolato "Matilda", sia disponibile solo su iTunes - Nenia, interessante la power electronics, pur non efferata, di Studio Fonia 6gn9b, N., che passa dal posticcio frangente synth pop eighties di Un corpo su eicool all'industrial di Altri corpi, Devis G. in orbita Coil con Pc, la dark ambient di Cupio Dissolvi, notevale ALI di C'Era, e Atrax Morgue, anche a Corbelli è dedicato questo appassionato lavoro, il tutto condito da frammenti che vengono da una delle esperienze multimediali più attinenti al campo musicale che videro coinvolto Ciani, Trax.
(7/8) Paolo Bertoni


SodaPop.it Monday, 24 September 2007
Per quanto sia rimasto relativamente perplesso nel leggere le note interne di questa compilation, tanto da pensare che Burroughs in botta da droga a confronto sia l'esponente di un pensiero lineare, questo cd raccoglie una serie di tracce ad alta godibilità firmate da nomi più o meno conosciuti/sconosciuti (almeno per me). Il taglio è in prevalenza ambientale elettronico, non a caso si mettono insieme un Teho Teardo sempre più in forma, dei 3EEM remixati in modo molto brillante, una traccia di Atrax Morgue (che a sto punto potremmo considerare il suo testamento) degli intermezzi ed una serie di sconosciuti fra cui N., Nenia, Cupio Dissolvi e Davis g.. Alcune tracce passano quasi come sottofondo, molte tengono fede alla natura simil ambientale da cui attingono, per altri si tratta di ambient di fattura post-industriale e quindi poco colore, poco "dolore" e molta resistenza, forse quelli che si discostano poco di più dal gruppone sono i 3EEM di cui comunque si percepiscono ancora distintamente sax e chitarra e tlvolta le ritmiche. Senza entrare nel merito di chi sia meglio o peggio dei singoli gruppi, senza nessun primo della classe, la raccolta è ben assemblata tanto da offrire un ascolto se non quasi omogeneo molto coerente cosa che contrariamente spesso mi frena dal godere di un sampler. Proprio per questo mi sentirei di dire che a livello di ascolto si tratti di un bel dischetto che si fa sentire senza nessun problema e senza nessuna particolare caduta di stile, perciò un plauso a chi l'ha assemblata ed alla scelta dei gruppi che spesso a livello di background credo abbiano in comune poco, più che altro l'idea rarefatta del pezzo. Per quel che concerne la trilogia filmica a cui la maggioranza delle tracce si dovrebbe riferire, non credo di aver mai sentito nessuno di questi film e pur ricercando in internet, google non mi ha portato a nessun risultato. "Last e most important" anche questo cd oltre che attestare che l'elettronica in Italia è viva, vegeta ed in discreta forma, dimostra come etichette tipo Minus Habens, Small Voices/A Silent Place non abbiano lasciato il terreno sterile e ribadiscano forte e chiaro "u cuncettu" che Puglia non è solo "Sud Sound System, Papa Ricky e tarantolati", ma elettronica, elettronica ed elettronica!. Sit back and relax.
Andrea Ferraris


(CD Small Voices / Wide )

December 2006
John Kealy.
November 2006
Marco Carcasi.
Beastcraft.
June 2006
Miguel Arsenio.
Paul Bijlsma.
Max "Flesh" Zucca.
February 2006
Eugenio Maggi.
Aurelio Cianciotta.
January 2006
Freak'n'RG.
December 2005
Daniele Follero.
November 2005
Giuseppe Verticchio.
June 2005
Fabio Massimo Arati.
May 2005
Vittore Baroni.
Matteo Muggianu.
April 2005
Simone Caronno.
Mirko Lucentini.
Philip Di Salvo.
Fabio Battistetti.
March 2005
Paolo Bertoni.
CrucialBlast Music USA


John Kealy - www.brainwashed.com - Wednesday, 20 December 2006
Italian three-piece combines electronic beats and sampling with some beautifully menacing guitar and saxophone in a very pleasing way. They are not breaking down barriers but they are certainly no chore to listen to. The six pieces included here all work around the same mid-paced jamming style, the same patch of ground being covered but from alternative angles and viewpoints.
Listening to this album I found myself thinking of Coil’s work, especially in the beat department. While 3eem do not reach the perfection of that group, they make a fair stab at an album and put their own identity on the music. The rhythms are infectious, especially on the opener "Reverse." where the guitars and glitchy beats work together to drive the piece on while the saxophone swoops around them. Danilo Corgnati's guitar definitely lifts Essence of 3eem up from being a throwaway beats and brass album, his tasteful playing provides a wonderful melodic backbone for the music featured here. Corgnati uses a nice bit of wah on his guitar during "In the Beginning it was an Accordion," which is pleasingly not totally masturbatory. The only thing that slightly irked me was the long final piece, "24 Apes." It takes up over a third of the album but could be a lot shorter; some of the parts that make it up do not quite work as well as others and the flow of the piece is disrupted.
Essence of 3eem sits together nicely; the different pieces all seem to fit together like a soundtrack (but not in that clichéd epic sense of soundtrack that gets thrown around all too often). They demonstrate some adventurous use of sounds with some unusual use of the saxophone. At least it sounds like the saxophone, it may be electronics, either way it sounds good. There is not a bad piece on Essence of 3eem. It is very easy to listen to and get lost in. Granted there is nothing groundbreaking either but it is a solid album rich in high quality music.
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Marco Carcasi www.kathodik.it - November 2006
Fondamentalmente dub; oscuro ed orientaleggiante. I 3EEM (Valerio Zucca Paul, Danilo Corgnati; Fabrizio Bazzoni) sparano via sei numeri sottilmente lisergici. Il bersaglio viene centrato una volta su due con sconcertante alternanza di risultati ma non è un problema questo. La formula dei 3EEM pare difatti ancora in pieno rodaggio ed il beneficio del dubbio in questo caso è ampiamente applicabile. L'iniziale Reverse si presenta fieramente, tutta una serie di pose frontali niente male; epica e sottilmente alienata. La chitarra frusta, il sax inscena melodie da incantatore di serpenti e tutto procede per il meglio. Promozione piena anche per In The Beginning It Was An Accordion, dritta e circolare, tutta fraseggi di sax quasi in loop ed una chitarra che svisa ed arpeggia in pieno conflitto con i tagli metallici della ritmica; bella veramente questa! Funziona, e molto, la chitarra aggressiva e circolare di Danilo Corgnati; bello il suo mediare formule post rock con disarmonie circolari molto lisergia inglese inizi anni novanta (Strobe?). Il sax da parte sua convince pienamente quando si getta a corpo morto su fasi oniriche intrise di sottile vena psicotica disadorna (Jewel Case), meno senz'altro quando si limita a far da sfondo svolazzante (compaiono allora patine etniche ovvie ed evitabili). Materia buona su cui lavorare se ne intravede, ora si tratta di decidere dove affondare la lama. Magari abbandonare gli eccessivi aromi estetizzanti Massive Attack non sarebbe un male, scrollarsi di dosso quel sentore antiquato da musica di fine millennio; evitare la canonica sfilata di pose molto Dolce e Gabbana che contraddistinguono il gruppo inglese. Non fatevi fregare ragazzi; osate! E magari alzate la chitarra nel mix generale, chissà che succederebbe se vi lasciaste travolgere dai marosi elettrici del vostro Danilo? Inizio; benvenuti! Alla prossima.
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Beastcraft www.kaos-ex-machina.pl - November 2006
Nawet nie wiem jak trafnie zaklasyfikowac 3EEM. Równiez inni, którzy zmagali sie z recenzowaniem tej plyty, podawali dosyc duza liczbe nazwisk artystów czy nazw zespolów (czesto dosyc odleglych od siebie stylistycznie). Na pewno najwiecej na tej plycie jazzu wymieszanego z elektronika, z delikatnymi dodatkami trip-hopu. Elektronika nadaje plycie futurystycznego posmaku, nowoczesnosci.
Osnowa plyty sa “pojedynki” saksofonu (tenorowego) z gitara elektryczna obficie pozanurzane w róznych elektronicznych pasazach. Polowa plyty pelna jest chaotycznych, troche arytmicznych i zdysonansowanych brzmien; druga zas wypelniaja zharmonizowane melodie i energiczne tempa, ale bez zadnego wpadania w klubowe, taneczne rytmy - jak w przypadku Asaf 288 wydanego przez te sama wytwórnie.
Taka instrumentalna muzyka jest niewdziecznym materialem do recenzowania, wiec dorzucic moge tylko, ze calosc troche przypomina Future Sound of London z utworu “In a State of Permanent Abyss” z plyty “Dead Cities”, gdzie tez raczono brzmieniami saksofonu, a w innych miejscach slychac subtelne konotacje z Massive Attack.
Nie wspomnialem jeszcze, ze poczatkowo bylem w malym szoku – ta plyta to debiut, a panowie graja z taka wprawa, jakby bawili sie muzyka co najmniej kilka lat. Nie moglo byc wiec mowy o tym, ze to debiutanci i faktycznie tak jest - zespól tworza ludzie z doswiadczeniem zebranym wczesniej w innych projektach.
W 2005 roku ukazal sie na siedmiocalówce split z Judah, a na 2007 rok zapowiedziana jest kolejna plyta. Na pewno warto miec oko na ten zespól, bo radza sobie kapitalnie.
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Miguel Arsenio www.BodySpace.net - June 2006
Não foi em vão que Bruce Lee sangrou da face até sair vitorioso do duelo mantido no labirinto de espelhos. Vezes há em que basta a um disco aplicar um loop marcialmente letal para ter suspenso pelos calcanhares quem nunca lhe anteciparia a infalível emboscada. Assim que o endiabrado saxofone de “In the Beggining it Was An Accordion” interrompe - com o impacto cego de um frisbee – a circulação sanguínea da zona jugular, a mente desdobra-se em esforços para alcançar a última lembrança agradável da Itália enquanto berço de sonoridades híbridas (neste caso, sopro, guitarra e electrónica subcutânea). Não servem pois as serenadas metropolitanas do Jovanotti. A apreciação recorre a outras paragens em busca de suspeito comparável, mas rui a parte do nariz petrificado que ainda resta à Londres urbanizada pela Ninja Tune. Para já, os 3EEM representam um especiaria italiana que as redes de 2004 deixaram escapar. A essência que referem no título do disco permanece, por enquanto, vai sofrendo um processo de dilatação a partir de estado bruto.
Para tentar entender a estratégia destes 3EEM, retomemos ao papel crucial que pode desempenhar um só loop na pigmentação estável de um tapete vermelho, por onde possa caminhar um colosso que não o empregue de forma gratuita. Assim já acontecia no impiedoso trabuco Consume Red, que, apesar de ter a sua autoria atribuída aos Ground Zero, era um disco idealizado por um Otomo Yoshihide apostado em testar os limites do seu múltiplo alcance. Nesse disco, resistia à maratona de quase uma hora uma repetida linha de sopro (recuperada a um acervo de música Coreana sagrada). Ou seja, cabia ao previsível loop actuar como agente erosivo capaz de produzir - a partir de superfície estática - uma quantidade de ruidosas farpas capazes de provocar reacção a ouvidos familiarizados com Merzbow.
Sem desenvolver vínculo a um porto-seguro a que possa atracar no regresso, a essência dos 3EEM encontra-se por toda a parte, mas mantém bem camuflada a sua fonte. Ocasiões há em que a guitarra pode até acreditar fantasiosamente que se encontra entre os Explosions in the Sky, partindo do princípio que a espessa dosagem de efeitos impede que a alguém a encontre nessa escapadela pirotécnica. O que de inidentificável contém Essence of 3EEM só se assume quando ladeado por um cúmplice distinto. Trata-se, portanto, de um matreiro catenaccio, executado por influência soporífera de um dub bastardo (aquele que de Lee Perry aproveita apenas a excentricidade) e saldado em sabotagem da calmaria encarregada a um caustico saxofone que se move, por entre os biombos digitais, como um ninja cocaínado entre canas de bambu húmidas. A sensação que sobra é a de uma inexplicável fome de mais essência.

Verifica-se um pequeno milagre: os 3EEM proporcionam a que possam comungar de um mesmo alvo de entusiasmo os arqueólogos de drones, entusiastas do digital como botox para a rugosidade do dub e incendiários nocturnos para quem o house não é recurso absoluto. Três tribos que andavam desencontradas desde que Tricky voltou as costas aos Massive Attack. A essência enquanto curativo pode então cicatrizar as feridas que trás Bruce Lee no rosto emblemático.
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(English Version)
Bruce Lee didn’t bleed in vain. He did it to get through the duel in the maze of mirrors. Sometimes all that matters for a record to succeed is the martial application of a lethal loop, something that gets one that didn’t see it coming hanged by the feet. When the devilish sax of “In the Beginning it Was an Accordion” interrupts - with the bling impact of a Frisbee - the blood circulation of the neck area, our minds make it hard to reach the latest nice remembrance of Italian hybrid sounds (in this casa, brass, guitar and under-skin electronica).
There’s no use in trying to remember Jovanotti’s metropolitan serenades. Appreciations wanders through other terrains looking for a comparable suspect, but Ninja Tune’s London lets it stone nose drop. For now, 3EEM stand for an Italian speciality missed by 2004’s radar. The essence referred in the title is maintained over a dilatation process from its raw state.
For us to understand 3EEM strategy, let’s go back to the crucial role that one loop can have on the stable colouring of a red carpet, which can serve as floor to a colossus that doesn’t abuse it.
It happened on the merciless cannon “Consume Red”, which is signed by collective Ground Zero, but was thought by Otomo Yoshihide, who tried to test the limits of his multiple reach. On that record, a vicious loop survived through an hour marathon (the loop sampled Khorean sacred music). This meanas that the predictable loop was to be digging agent - from a static surface - of a great quantity of tiny explosions able to provoke someone familiar with Merzbow.
Without standing to close to a safeguard, which can be reached on the way back, 3EEM’s essence is all over the place, but mantains its source smartly veiled. Sometimes the guitar makes us believe that it may be amongst the Explosions in the Sky, but still the great dose of electronica forbids someone of finding it along those pyrotechnics. The frontal portion of Essence of 3EEM only confesses itself when sided by a distinct cooperator. This means catennacio, worked throught narcotic influence of a marginal dub (that which Lee Perry explored the weird potential) and banked on the sabotage of calm steadiness worked by the acid sax that moves through digital walls, like coked-up ninja between bamboo trees. The sensation in the end is of some serious essence hunger.

We witness a small miracle: 3EEM make it possible for many lost tribes to be enthusiastic about the same thing. It is now logic to unite drones archaeologists, digital dub devotees and night firestartes that don’t cultivate house as a dogma. Three tribes that had their backs against each other since Tricky left Massive Attack.
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Paul Bijlsma. Phosphor Magazine - June 2006
Fabrizio Bazzoni (sax), Danilo Corgnati (electronic guitar and effects) and Valerio Zucca Paul (electronics) are the forces behind 3eem. Together they produce a driving, psychedelic framework in which traditional instrumentation and techniques of digital processing have intertwingled. Lovely fluid and layered structures that meander through landscapes of different shadings. Most tracks have a driving force behind them, which gives this music the excellent quality. And besides, an original approach!
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Max "Flesh" Zucca - Giugno 2006
Mi stavo lavorando di reni un pezzo di polmone scavato con un coltello e infilato tra gli elementi di un calorifero, ero in un bar zozzo a Prascorsano, avevo l’occhio Nero, da squalo,fisso al muro, una noia insomma.Pompando svogliatamente, vedo un cd verdolino per terra,sporco,perso o abbandonato da qualche malconsigliato. Raccolgo, leggo ”Essence of 3eem”, comincio a sudare, infilo in tasca e sgommo a casa.
Accendo lo stereo(riscattato al monte dei pegni), play, e via!! Una fucilata di suoni incredibili, ricerca sonora a mille, il laser del cd inanella pezzi inauditi.Il primo, ”Reverse”, ha un gran ritmo, mi ricorda Pluramon, un sax very free, con guitar minimale che entra a meta’ pezzo. ”Dilate me”, molto darkish, ossessivo, mi spara oltre il muro del suono. ”In the beginning it was an accordion” presenta equalizzazioni distorte di keyboards, loops furibondi di sax, molto minimal. ”Kinfu” e’ una sprangata di loops di guitar, con curiosi interventi di sax e gran ritmo ossessivo.”Jewel case” e’ insolitamente rarefatto, sax come al solito inarrivabile, sporcato e filtrato.
Soffici esplosioni ritmiche condiscono questo piccolo masterpiece... e poi... ”24 apes”, suite imperdibile, bauhaus guitar, ricerca sonora a palla, sax a volte doppiato, zozzo e newyorkese quanto basta, quasi 24 minuti di delirio mentale, come un’immersione in olio blu… ragazzi, dinamite pura! comperatevi un cazzo di caleidoscopio da 10 euro, pigiate play, e buona visione e buon ascolto!!! dal canto mio, dopo l’esperienza mi sono fatto 10 giorni in neurologia, reparto agitati. Ovviamente,al decimo ascolto di ”Essence of 3eem” sono perfettamente guarito!
Il Recensore.
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Eugenio Maggi. www.chaindlk.com - Febbraio 2006. Vote 4/5
Category:Ambient / Electronica / Ethereal / Dub / Soundscapes / Abstract:
3EEM are an atypical instrumental trio formed by Fabrizio Bazzoni (tenor sax, with a past curriculum in various prog/noise projects), Danilo Corgnati (electric guitar and effects, currently also involved in the post-punk band Isobel) and Valerio Zucca Paul (electronics), who has released three solo records as Abstract Q (two of them being on Staalplaat/Bake). Together, they play a dark, cinematic blend of techno, dub, hard boiled jazz, psychedelia and -ahem- some "rock" as well. Rhythmic electronica is generally just not my cup of tea, but "Essence of 3EEM" has a remarkable set of tracks, manages to be extremely coherent yet not monotonous, and shows an uncommon good taste in mixing different genres and inputs. Take the skeletal dub of "Dilate me", the exotica-gone-crazy in the second half of "In the beginning it was an accordion", or the romantic drift of "Kinfu": it all works very well even after repeated listening sessions, i.e. when boredom usually starts to crawl on me. If I had to choose one standout track, I'd surely opt for the 24-minute tour de force of "24 apes", where dub beats slowly melt into mesmerizing looped guitar ambiences. The ingredients that 3EEM work on are surely well-known and widely used (and abused), but they are surely graced with the ability of skilfully arranging them. I'd recommend this record to fans of artists as different as post-"LSD" Coil, Bill Laswell, Muslimgauze, Almamegretta, Massive Attack or Morphine, and to anyone into noir-tinged atmospheric music.
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Aurelio Cianciotta. www.neural.it - Febbraio 2006.
Category:Electronica, experimental, post rock:
In equilibrio complice fra strumentazione tradizionale e tecniche digitali si muovono i 3eem, ovvero Fabrizio Bazzoni (al sax), Danilo Corgnati (chitarra elettrica ed effetti) e Valerio Zucca Paul (electronics). L'effetto complessivo è denso, ricco nella trattazione dalle molte sfumature strutturali, con atmosfere di taglio cinematico che spingono ora inquiete, visionarie, in altri momenti più fluide, sempre fascinose, forti in ogni caso della genuina attitudine alla narrazione, cifra stilistica che sembra contraddistinguere il lavoro dell'ensemble. Echi improvvisativi e sensuali, pacati esotismi, risolti nei rimandi alla sperimentazione di taglio post-rock con esiti non scontati rendono questa prova interessante e fanno ben sperare per il futuro del trio.
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Freak'n'RG . www.ultrasonica.it - Gennaio 2006
Con la nascita del gruppo 3EEM, nel 2003, si fondono gli stili di tre artisti, che in vari periodi della loro carriera artistica si erano già incrociati, collaborando a progetti comuni ed altrui. Fabrizio Bazzoni (sax) e Valerio Zucca Paul (electronics) accomunati da un passato nei Nasty Nurses, band ispirata ai Faith No More quanto ai Naked City, coltivano le loro carriere accumulando esperienze importanti sin dal 1988. Nel 95, Fabrizio, fonda “dBuzz“, band progressive noise, in vita sino al 2003, “data della fusione”. Valerio, invece, approfondendo il discocorso elettronica, passa attraverso altri due progetti quali Ludwig Elite (che gli vale la citazione sul “Manuale di cultura industrial” ) e Disoriente per arrivare agli Abstract Quadrant(duo jungle-ambient) poi Abstract Q. (per defezione) definitiva esperienza che sospende per entrare a far parte di 3eem. Sotto lo pseudonimo Abstract Q dal 1996, compone la colonna sonora per “Giro Clik”, film apparso al Cinema Giovani Torino e produce tre album: “Selected Frequencies for unrepressed neural events” e “Stain and scribbles” per Staalplaat, “Sonar” autoprodotto. Nei dBuzz suona per un periodo anche Danilo Cognati (chitarra), che, proveniente da esperienze punk rock, proseguirà la sua strada per approdare anch’egli nei 3eem dove comincia a sperimentare con il suo strumento. Definiscono la loro musica come “ ..la ricerca di un punto di equilibrio e interazione tra strumenti tradizionali (sax e chitarra) e le tecniche di processo di segnali audio digitali”(electronics) “Stilisticamente non seguiamo generi e stereotipi di alcun tipo” Un sospiro di sollievo nell’asfissia generale delle produzioni musicali nostrane. Quando pensi che ormai non c’è più nulla da fare, ecco i primi raggi di luce inondare lo spirito. Questi tre ragazzi non inventano nulla di nuovo, ma hanno la capacità di tradurre concetti attraverso le loro potenzialità strumentali rendendo alla musica i colori e le vibrazioni che suscitano interesse e interiorità. Nonostante la lunghezza delle composizioni che hanno una durata media di sei sette minuti, senza contare i ventitre della “suite” finale, non ci sono elementi capaci di arrestare un flusso di idee che rievocano fantasmi sbiaditi nel succedersi degli eventi. Il loro “post rock elettronico“, a tratti intriso di trip hop, in altri momenti introspettivo, dal passato Punk e Avant rock, testimone di un progresso sempre in atto ti sospinge nel mare di sogni e incubi che fluttua dentro noi. La chitarra e l’elettronica si amalgamano intrecciandosi con un sax perennemente riverberato che sembra essere il testimone di un tempo che fu, ma in grado ancora di rinnovarsi per scoprirsi immerso in rumori e ritmiche, rendendo complementari gli uni agli altri, nel silenzio e in un intreccio sonoro in grado d’incantarti, di farti muovere, di fermare il tempo fluttuando tra forme diverse. Questa l’”Essenza” dei 3EEM. Vale sicuramente “la pena” lasciarsi andare e vivere l’“Experience” di una musica che racchiude molte sfaccettature riconoscibili, ma in grado di estraniarsi e reinventarsi attraverso un gioco di specchi che trasforma la realtà in qualcosa di diverso e personale. Qualità, quest’ultima, sempre più rara in tempi dove tutto ciò che conta è apparire. Ascoltarli potrebbe portarti sulla strada dell’ essere. Lasciandoti un “essenza” nella mente.
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Daniele Follero. www.SentireAscoltare.com - Dicembre 2005
A due anni dalla loro ufficiale nascita i torinesi 3EEM si presentano finalmente al pubblico con il primo esordio. Un disco non certo di facile impatto, complesso, dispersivo a volte, ma interessante, non c’è che dire. Il verde pisello della sobria copertina poco dice sulla ricchezza di contenuti che la musica di questo trio dimostra già a un primo ascolto di possedere. Le differenti esperienze musicali dei singoli membri sono testimoni della promiscuità messa in gioco. Valerio Zucca (aka Abstract Q) e Fabrizio Bazzoni, rispettivamente agli electronics e al sax crescono musicalmente negli anni ’80 con la band crossover Nasty Nurses, influenzata da Faith No More e Naked City. Zucca passerà attraverso le esperienze più diverse, dalla psichedelia dei Disoriente, al duo jungle-ambient Abstract Quadrant, attivo anche in ambito cinematografico. Ai due si aggiunge la chitarra elettrica di Danilo Corgnati, passato per varie punk band cittadine per approdare al grunge dei Mayflowers And Mantras, con gruppi di riferimento come Nirvana e Screaming Trees.
Il risultato di questa commistione, Essence Of 3EEM, sta però al rock come gli Scorn di Mick Harris stanno ai Napalm Death (cioè, molto, ma molto poco). Sonorità elettroniche molto tendenti all’ambient (a volte ricordano gli Orbital) si mescolano alla chitarra e al sax con un approccio che richiama un modo di produrre e un sound tipicamente laswelliani (Reverse). Ma in questo disco non è difficile riconoscere anche echi di cosmische musik che aleggiano tra i brani: non solo Tangerine Dream, ma anche spunti di kraut rock. Come nel caso della conclusiva 24 Apes, ventiquattro minuti di deliri cosmico-elettronici, schizzetti psichedelici e ritmiche cangianti, che passano dall’ambient-dub al trip hop. Su questi paesaggi sonori i fraseggi di sax e gli arpeggi di chitarra disegnano figure che si mimetizzano nei suoni elettronici creando impasti timbrici affascinanti. Nella grandiosa costruzione trovano spazio anche sprazzi di pseudo rythm’n’blues (In The Beginning It Was An Accordion) e di uno strano free jazz mescolato alla techno (Kinfu). Un’altra bella sorpresa nostrana in questo 2005 piacevolmente “italiano”. 7.5/10
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Giuseppe Verticchio. www.sands-zine.com - Novembre 2005.
Inedite e originali elettro-contaminazioni sonore.
Il progetto 3EEM nasce nel 2003, con l'obiettivo di ricercare un punto di equilibrio e di interazione tra l'uso di strumenti tradizionali (fondamentalmente chitarra elettrica e sassofono) e tecniche di processamento digitale di segnali audio, cercando al contempo di creare un 'sound' ed uno stile assolutamente personale, non etichettabile nè facilmente collocabile all'interno dei pur numerosi 'generi' musicali comunente conosciuti e in qualche modo già ben 'definiti'.
La formazione vede attualmente Danilo Corgnati alla chitarra elettrica ed effetti, Valerio Zucca alle apparecchiature elettroniche, Fabrizio Bazzoni al sax.
Tutti i componenti hanno avuto in passato esperienze musicali di tipo diverso, elemento che ha di certo contribuito a far convogliare nella proposta del progetto 3EEM influenze sonore e stilistiche molto eterogenee, seppure rielaborate e miscelate tra loro in modo molto intelligente, di grande efficacia, e in grado di trasmettere un senso di 'continuità logica' e uniformità, così come è possibile percepire durante l'ascolto di questo CD pubblicato dall'etichetta italiana Smallvoices.
La proposta musicale di 3EEM è dunque molto difficile da definire e descrivere, raccogliendo al suo interno influenze che vanno da residui di rock-progressive/dark-psichedelico-lisergico a contaminazioni vagamente funky/fusion, evidenziando chiari e sostanziali elementi di sperimentazione elettronica pura talvolta sconfinante nei territori di una trance-ambient, e lambendo marginalmente addirittura sonorità d'impronta più 'godibile' vagamente chill-out... L'album inizia straordinariamente con il brano Reverse, traccia ritmica elettro-elettronica-psichedelica che probabilmente riesce a racchiudere in una forma splendidamente coerente ed efficace quasi tutte le influenze musicali sopra citate...
Segue l'altrettanto ben riuscito Dilate Me, con una inedita contaminazione di sonorità quasi dark-gothic cui si sovrappone il sax di Fabrizio Bazzoni ed altri elementi di matrice più elettronica...
Molto interessante anche il seguente In the Beginning it was an Accordion, d'impronta più astratta e quasi minimalista all'inizio, più elettro-dark laddove inizia la parte ritmica, seppure questa interessante sequenza/miscela è ulteriormente contaminata poco oltre da interventi vocali e di fiati vagamente 'funky' che stavolta appaiono invece un po' fuori posto, infondendo un 'aria' troppo 'leggera' e 'saltellante' ad un brano che probabilmente sarebbe stato migliore e più convincente se si fossero esclusi tali interventi, peraltro anche poco in linea con quanto è possibile ascoltare in tutto il resto del CD...
Nel seguente Kinfu un fondo para-ambient e una base ritmica martellante e ipnotica su basse frequenze forniscono il substrato su cui si alternano/sovrappongono stranianti parti di sax, interventi elettronici, discrete note di chitarra elettrica distorta arricchita da un effetto delay... Una specie di confuso incubo notturno... Apertura con una ritmica e suoni più 'leggeri' in Jewel Case, brano che però evolve in modo interessante grazie ai successivi interventi di chitarra elettrica e sax distorti, e alle ulteriori stratificazioni sonore che vengono via via ad aggiungersi.
Chiusura del CD affidata ad un lungo brano, 24 Apes, che nei suoi ventiquattro minuti circa di durata, e nel suo continuo mutare di situazioni ed atmosfere, ripropone in una versione più progressiva e 'dilatata' molti degli elementi già riscontrati nel resto del CD.
Una buona conclusione che forse avrebbe soltanto giovato, in alcune parti, di un uso più 'discreto' del sax, che risulta mediamente più efficace laddove i suoni si fanno più lunghi, sospesi, distanziati nel tempo ed effettati, rimanendo più distanti e amalgamati al resto del substrato sonoro, piuttosto che quando emerge in primo piano assumendo il ruolo di soggetto, 'azzardando' sequenze melodiche che finiscono per 'alleggerire' la proposta musicale, e sottraendo ad essa parte del senso di tensione e 'drammaticità' che è invece in grado di esprimere.
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Fabio Massimo Arati. Il Mucchio - Giugno 2005
Affidano tutto ai loro strumenti, i 3eem; non una parola, non una nota di troppo nel loro cd di debutto. Bisogna cercare sul web per scoprire che i tre musicisti, tutti attivi sin dagli anni '80, hanno precedentemente militato in altri gruppi. Fabrizio Bazzoni ha plagiato il proprio sax prima col crossover radicale dei Nasty Nurses e poi col progressive rumorista dei dBuzz; di quest'ultima formazione ha fatto parte anche il chitarrista Danilo Corgnati, la cui estrazione è però più vicina al punk e al grunge; Valerio Zucca, infine, ha già all'attivo tre album - due dei quali per l'olandese Staalplaat - sotto l'acronimo di Abstract Q: costui è la mente elettronica che ha modellato i sei movimenti di "Essence Of 3eem".
Tutto parte dall'idea di far interagire manipolazioni digitali e strumenti tradizionali processati in presa diretta. Tra gli ascendenti più facilmente individuabili non possiamo esimerci dal citare Coil, Clock DVA, Bill Laswell. D'altro canto lo sforzo compiuto dal terzetto per affrancarsi dai luoghi comuni della sperimentazione elettronica merita di essere apprezzato, giacché questo debutto - confezionato con meticolosa perizia e indubbio gusto - propone scenari sonori ipnotici e ammalianti. Tuttavia, sulla lunga distanza emerge il limite espressivo di uno stile che ben poco concede all'immediatezza del pop e all'esuberanza della dance: un incedere freddo e imperturbabile che sacrifica ogni emozione in nome di una pur sopraffina ingegneria strumentale.
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Vittore Baroni. Rumore - Maggio 2005. Voto 3/5 Rubrica Avanguardia.
Una chitarra di sobrietà post rock ma con memorie della più cupa new wave (Danilo Corgnati), un sax con pathos da avant-jazz urbano (Fabrizio Bazzoni) ed aggiornate elaborazioni digitali (Valerio Zucca) compongono l'alchimia strumentale di 3eem, singolare combo che pare scaturito dai bassifondi downtown NY anziché dalla provincia italiana. Un debutto di grande maturità, che tradisce un nutrito bagaglio di ascolti ed esperienze (tre album di elettronica radicale per Zucca nei panni di Abstract Q, vari progetti dal punk al grunge al prog-noise per i suoi due colleghi) e che si sviluppa nell'equilibrata interazione tra soundscape e manipolazioni elettroniche da un lato e strumenti tradizionali suonati in tempo reale dall'altro. Cinematici climi burroughsiani, foschi e in battuta lenta, dominano questo lungo viaggio notturno, che si dipana in una sorta di narrazione in costante svolgimento. Consigliato agli amanti di Bill Laswell e Barry Adamson.
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Matteo Muggianu. www.alternatizine.com - Maggio 2005.
Una nottata passata in auto per le strade di una grande città, tra centro e periferia. Zone affollate d'assembramenti che le animano, altre pressoché vuote. Facce sospette. L'asfalto è umido come dopo una breve pioggia, persone infreddolite guardano a terra senza curarsi di ciò che accade intorno; in lontananza confusi suoni di sirene. Ovviamente dallo stereo esce il suono di 3EEM che dona realtà oggettiva alle immagini nate chiudendo gli occhi. L' essenza di 3EEM forse è qui: musica creata per fotogrammi, cinematografica ed evocativa, che procede in un flusso continuo di sonorità elettroacustiche fino all'inevitabile the end.
3EEM è un progetto nato nel 2003 e intesse le sue atmosfere grazie alle trame elettroniche di Valerio Zucca Paul / Abstract Q (ben conosciuto con Abstract Quadrant negli ambienti ambient-industriali italiani), la chitarra e gli effetti "noise" di Danilo Corgnati e la pregnante presenza del sax tenore di Fabrizio Bazzoni. In questo debutto su Smallvoices (che ancora una volta stupisce per la qualità delle sue uscite) vengono presentati sei brani che potrebbero benissimo essere un'unica composizione vista la loro compattezza. E se ciò potrebbe far pensare ad un lavoro "monolitico" e in un certo qual modo noioso, ci pensano la cura nella composizione e le molteplici variazioni su un tema a fugare i timori. Se "Reverse" parte repentinamente nel suo vigore ritmico e negli scatti nervosi del sax (alla maniera di Zorn) sul finale rallenta e cerca la circolarità dei fraseggi chitarristici per rapportarsi a "Dilate me", un titolo programmatico che ben descrive l'impressione creata dai riverberi dub (riscontrabili invero in tutte le tracce) che cadenzano il suo dipanarsi nel tempo. Il torpore e lo straniamento proseguono con "In the begininning it was an accordian" che nella sua seconda metà ci sorprende con n tema da vecchio film poliziesco capace di far crescere nuovamente la tensione. Il caos urbano è ben espresso con gli spunti free-jazz di "Kinfu"; la rabbia chitarristica trattenuta di "Jewel case" è costretta a confrontarsi con placide ritmiche, mentre nella finale "24 apes" i ruoli s'invertono ed un fraseggio di chitarra più "tradizionale" deve fare i conti con scatti breackbeat e d'n'b tenuti a bada.
Forse mi ero sbagliato, vi è un'altra essenza di 3EEM: una continua ricerca sulla tensione, fatta alternando  calma e nervosismo, sfruttando spasmi schizofrenici e lassismi atmosferici, trattenendo e liberando strumenti, (micro) suoni e frequenze. E' appunto ciò che conferisce ai brani la compattezza che di cui parlavo, che li allontana da tediose prolissità. Certo non è un lavoro che diverte, bensì cupo e angosciante; esplora il lato oscuro della musica dub, estremizzando il lavoro fatto dai Massive Attack da "Mezzanine" in poi (soprattutto ciò si avverte in certi passaggi chitarristici) con un'efficace immersione nel jazz più notturno. Mi verrebbe da parlare di Avant-dub, chissà cosa ne pensa 3EEM...
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Simone Caronno. www.rockit.it - Aprile 2005.
I 3eem sono un trio torinese dedito alle manipolazioni sonore ed alle architetture trippo-dub che si presenta con un lavoro di lunga durata strutturato in 6 lunghe tracce tra i 6 ed i 23 minuti. La loro musica trova il punto di forza nell’iterazione, nei lavori sulle timbriche e nella ricerca delle atmosfere, sarebbe sbagliato quindi criticarli per la mancanza di hook marcati. In effetti il loro non è un genere musicale da cogliere nella brevità di una radio edit. I 3eem hanno bisogno di cuocere a lungo per entrare in testa, sebbene non arrivino ad un’astrattezza tale da risultare eccessivamente indigesti. Le tracce si muovono su di una base ritmica semplice e ripetitiva, spesso in 4/4, costruita con suoni filtrati ed equalizzati talmente bene da non poterne riconoscere la timbrica originale. La coponente melodica crea droni e tessiture con sovraincisioni di chitarra che aderiscono all’estetica di certe avanguardie popular dell’ultimo decennio che hanno fatto del post rock il proprio rifugio. In effetti la musica dei 3eem è proprio questo: un rifugio, un posto caldo che trova parte del suo fascino nell’esclusività. Come diceva Brian Eno tempo fa, non si può dire ad una ragazza di 16 anni che “Drawn from life” sia “meglio” di Kylie Minogue. Non si può perché non è vero. I pezzi pop hanno una cura degli arrangiamenti che è raro trovare nelle avanguardie, colte o popolari che siano. Se mettiamo a confronto i Seefeel con Britney Spears ascoltando entrambi alla George Michael: senza alcun pregiudizio, ce ne possiamo accorgere subito. Ma allora perché c’è gente come me che trova punti di vista per cui lavori come quello dei 3eem risultano migliori di “Toxic” ? Forse perché la musica va oltre le note. Come tutta l’Arte, la musica fa in modo che la gente impari a guardare alle cose con un’occhio diverso, obbiettivo che il pop più mirato agli ampi favori di pubblico non riesce perché non vuole raggiungere. In quest ottica, “Essence of 3eem” può esser visto come un’introduzione, un primo stupro della propria ottusità, del volere sempre le stesse cose, della mancanza di desideri reali. Ben vengano quindi progetti come questo, che riescono ad unire la ricerca alla piacevolezza semi immediata, nella speranza di offrire una via di uscita dal proprio cervello.

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Mirko Lucentini. www.kronic.it - Aprile 2005.Voto 4/5
Area Electro/Ambient experimental:
Ipnotiche visioni danzano vivacemente nella nostra testa.
Una volta inserito il cd di 3eem, la prima cosa a cui ho pensato, premendo il tasto ‘play’ del lettore, è stato `il viaggio`, non uno in particolare, ma quello che è fonte di sensazioni nuove, quello che è mosso dalla curiosità e porta stupore, quello che si associa a colori e profumi. Nelle 6 tracce di questo `Essence of 3eem` le sfumature che vengono colte e convertite in impulsi sono molte e, talvolta più vivaci, talvolta più meditabonde, riescono sempre a proiettare l`ascoltatore in un rincorrersi febbrile di sequenze visive. Il gruppo, composto da Fabrizio Bazzoni al sax, Valerio Zucca Paul all`elettronica e Danilo Corgnati alle chitarre, ricorre anche ai colori per stimolare o forse semplicemente rappresentare sensazioni profonde: il blu come susseguirsi caotico di emozioni intestine, il giallo come bizzarro ma fluido intreccio di rigurgiti elettronici, il verde come ricerca costante di equilibrio. Una volta di più ho avuto la conferma di quanto il sax possa riempire e influire in maniera determinante nella composizione, come ad esempio nella traccia 4 `Kinfu`, dove l`ariosa profondità dello strumento viene sfruttata per creare acuti e schizofrenici solchi, quasi si volesse articolare un discorso dai toni concitati. In `Jewel case` invece, il perfetto connubio tra riverberi palpitanti del sax e l`appropriata base elettronica trasportano l`ascoltatore in realtà dal sapore orientale, grazie anche alla presenza di evocativi corni tibetani e di sensuali flauti di Joujouka. Nella lunghissima `24 apes`, gli intensi ed esasperati crescendo di chitarra (che mi ricordano i Mogwai) volgono con fluidità in parti più meditative e di attesa per poi tornare nuovamente a fare coppia con le atmosfere claustrofobiche del sax e sottolineate da una voce in sottofondo.
Le trame ipnotiche ricreate dai 3eem hanno un`intensità straordinaria e tutto il lavoro viene ad assumere un significato al contempo `di ricerca` e `di rappresentazione` attraverso una miriade di immagini, memorie, luci e colori.
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Philip Di Salvo. www.liverock.it - Aprile 2005.
I 3eem sono un trio torinese composto da Valerio Zucca Paul (Elettronica), Danilo Corgnati (Chitarre) e Fabrizio Bazzoni (Sax Tenore) che punta all'esplorazione del maggior numero possibile di soluzioni sonore esplorabili. All'interno di questo album d'esordio su Smallvoices i nostri riescono a fondere tra di loro elementi estrapolati da esperienze e stili musicali spesso distanti, raggiungendo un tutt'uno monolitico ad un primo impatto -il disco non è certamente di facile assimilazione- ma che sa aprirsi, in seguito ad ascolti più attenti, sciogliendo le sue trame intricate, regalando momenti di grande ispirazione e pathos. Descrivere la musica dei 3eem non è certo semplice, all'interno di essa troverete sprazzi di certo decadentismo anni '80 molto vicino ai Cabaret Voltaire, sfondi e fondamenta di chiara derivazione dub ed una certa propensione alla dilatazione dei ritmi e dei glitch che può anche ricordare i Massive Attack, il tutto coeso tramite un sapore vagamente orientaleggiante che fa da sfondo alle 6 lunghe composizioni (tutte comprese tra i 6 e i 23 minuti, nel caso della conclusiva 24 apes). A parte qualche passaggio eccessivamente ripetitivo e qualche lungaggine di troppo, l'esordio dei 3eem si fa apprezzare per la sua capacità di toccare tramite la sua musica sensibilità non certo comuni tramite suoni molto ricercati e filtrati con esperienza che in Reverse e In the beginning it was an accordion raggiungono il loro apice.
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Fabio Battistetti. post-itrock - n.11 Aprile 2005.
3EEM   è una formazione che arriva dai dintorni di Ivrea (Torino), che esordisce per Small Voices, in precedenza non aveva realizzato alcun disco. Rientrano in parecche definizioni, visto il loro saper maneggiare la forma musicale in una maniera che unisce un sax tenore, un computer ed una chitarra. Il disco presenta 6 brani della durata che varia dai 6 minuti sino ai 24; viaggi, escursioni sonore alimentate da un cuore pulsante di battute alternate tra broken beats e 4/4, per buona parte di anima dub. Abstract Q manipola di loop di batteria e controlla/libera i fraseggi della chitarra di Danilo ed del sax (Fabrizio), che letteralmente dialogano per buon parte del tempo di un brano a parte quando uno dei due prende il soppravvento e l'altro lo insegue; è un continuo cambio di melodie da parte dei due strumenti sempre sotto il controllo delle macchine che sono in questo caso la razionalità del disco. Il muoversi lento ma costante rimanda espressamente al dub, come attitudine ma allo stesso tempo i brani rieccheggiano di presente della musica negli apparenti gelidi beats e riff, che escono molto caldi ! In The beginning It Was An Accordion è il brano che raggiunge un buon livello di piacere d'ascolto, brano ricco di tutto quanto raccontato qui sopra ed ancora più forte per il suo groove ritmato.
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Paolo Bertoni. Blow Up .82 - Marzo 2005.
Non deve stupire, per l'esperienza dei suoi artefici, la maturità di questo pregevole debutto di 3eem, sigla che riunisce Fabrizio Bazzoni, Danilo Corgnati, entrambi coinvolti nel curioso e sotterraneo progressive noise di dBuzz, e Valerio Zucca Paul, noto per tre album, due nel catalogo Staalplaat, come Abstract Q. Le atomosfere permeanti di "Essence Of 3eem" riconducono ai nebbiosi e spettrali scenari che furono di Clock DVA, laddove più nettamente si avvertiva la vicinanza con Cabaret Voltaire, ovvio il riferimento a "White Souls In Black Suits", col sax di Bazzoni e la chitarra di Corgnati a punzecchiare instancabilmente, in improvvisazione assai misurata e puntuale, i soundscapes edificati da Abstract Q, sostenuti da una base ritmica consistente che per rilevanza sembra poter rimandare talvolta ai Noctunal Emissions di terza generazione, ai Coil di "Love's Secret Domain" e a Muslimgauze. Forse eccessivi i ventiquattro minuti di 24 Apes.(7)
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CrucialBlast Music USA
More unique, electronic/post-rock/avant pop from our current favorite Italian label, Small Voices. This debut full length from Italian trio 3EEM (comprised of saxophonist Fabrizio Bazzoni, guitarist Danilo Corgnati, and electronics tweaker Valerio Zucca Paul (aka Abstract Q) combines infectious avant-dub, spacey trip-hop beats, airy guitar drones a la Labradford , and circular krautrock with alternating melodic tenor sax lines and manic, nervous free blowing. The end result is totally hypnotic, like bits and pieces of a 60's spy film on endless repeat mashed up with electronic noise and static white-outs, trumpet solos, and Middle Eastern melodies. Pretty killer stuff, especially the album closer, "24 Apes", which clocks in at 24 minutes of loopy, jazzy, oisy bliss, like Fennesz and Scorn jamming with Massive Attack and Mogwai. An excellent hybrid of avant-jazz and post rock.
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